Il motto rinascimentale festina lente (affrettati lentamente) rappresenta un invito a coniugare velocità ed efficienza con calma e ponderazione. Simboleggiato dall’ancora e il delfino, metafore di stabilità e dinamismo, il principio era centrale nella mentalità rinascimentale, dove l’azione era intesa come un’arte che richiede metodo e consapevolezza per produrre risultati duraturi.
Questo concetto è In netto contrasto con la cultura dell’urgenza di oggi, che spinge le persone a una reattività immediata a scapito della pianificazione strategica. Oggi i ritmi di lavoro sono pressanti, le urgenze, nelle organizzazioni dove l’organizzazione non è ottimale, sono diventate la norma, trasformandosi da eccezioni temporanee a pratiche strutturali. Questa istituzionalizzazione dell’urgenza non è solo questione di ritmi accelerati, ma un cambiamento culturale che altera profondamente il modo di lavorare e di collaborare. La pressione costante verso risultati immediati dissipa energie preziose e, alla lunga, compromette il tessuto organizzativo, soffocando innovazione, fiducia e qualità. Per trasformare la reattività in proattività, in quella capacità di anticipare, pianificare e dirigere le energie verso obiettivi di lungo periodo, è necessario riconoscere i meccanismi interiori che generano l’urgenza e ripensare ai processi, orientandoli verso una visione più sostenibile e strategica del lavoro.
Non di rado, questa frenesia è percepita come una manifestazione di efficienza o produttività, mentre è spesso un’attività che non produce risultati significativi, se non in negativo. Essere consapevoli delle tendenze che sovrascrivono l’operatività è fondamentale per una gestione puntuale dei i flussi di lavoro e della loro direzione. Quando ogni compito è percepito come urgente si finisce per reagire alle pressioni più forti, trascurando attività meno evidenti ma essenziali e incorrendo inevitabilmente in errori e interventi correttivi che alimentano un circolo vizioso di emergenza costante. In un tale contesto, l’attenzione si abitua a essere superficiale e si concentra principalmente sulle scadenze individuali, compromettendo l’orientamento verso gli obiettivi importanti. Metodo, equilibrio e una visione strategica condivisa possono aiutare a liberare risorse, ottimizzare le energie e affrontare con maggiore precisione gli obiettivi.
Riconoscere e disinnescare l’abitudine alla reattività non è però cosa facile. Ecco alcuni strumenti che possono essere d’aiuto:
- Ridefinire le priorità: stabilire una chiara gerarchia degli obiettivi, distinguendo tra ciò che è realmente urgente e ciò che richiede una pianificazione a lungo termine.
- Promuovere la proattività: investire in percorsi formativi e strumenti che favoriscano un approccio anticipatorio e riflessivo. Creare spazi dedicati alla pianificazione strategica può aiutare a interrompere il ciclo di reattività.
- Rivedere i processi organizzativi: introdurre routine che favoriscano il metodo, riunioni periodiche di revisione degli obiettivi e strumenti di gestione del tempo e dei progetti che incentivino una visione d’insieme.
- Coltivare una cultura del benessere: contrastare il mito dell’efficienza frenetica, riconoscendo il valore del lavoro di qualità. Politiche aziendali che incoraggino il work-life balance, pause rigenerative e il rispetto dei tempi di recupero possono fare una grande differenza.
- Misurare il valore oltre la velocità: ripensare gli indicatori aziendali, premiando non solo la rapidità di esecuzione ma anche la sostenibilità e l’impatto a lungo termine delle scelte operative.
Creare un sapere condiviso in azienda, capace di sostenere in concreto modalità di lavoro più immersive e di qualità, è estremamente utile. Senza, siamo privati del supporto reciproco che ci invita alla riflessione e alla ponderazione. Nel vortice di input continui e disorganizzati si finisce per perdere autonomia di giudizio e di azione. Dietro ogni singolo strumento utile, perché una cultura diversa si affermi non basta voler arginare le urgenze, è necessario riscoprire il piacere della riflessione, dell’approfondimento e della cura.